Il Gioco è una Cosa Seria
- emiliemasciformazi
- 26 giu
- Tempo di lettura: 2 min
Aggiornamento: 30 giu

Nel mondo della formazione e dell’educazione, il gioco viene spesso relegato all’infanzia. Da bambini diventa mezzo inconsapevole per sviluppare le proprie potenzialità intellettive, affettive, la creatività, le capacità cognitive, e quelle di relazionali con i pari e con gli adulti.
Aiuta insomma a dare vita allo sviluppo della propria personalità e ad esplorare e sperimentare il mondo.
Diamo per scontato il fatto che con l’età adulta questo mondo perda la sua funzione, eppure la ricerca educativa e psicopedagogica ci mostra una realtà diversa: il gioco è una risorsa potente anche una volta cresciuti e soprattutto per chi educa.
Il gioco rappresenta una via viva e concreta per affrontare le sfide quotidiane della relazione educativa. Insegnanti, educatori, formatori, genitori e operatori trovano nel gioco uno spazio protetto di esplorazione, rigenerazione e apprendimento che mette al centro la persona, la creatività e la relazione.
Come scrive Donald Winnicott, pediatra e psicoanalista britannico,
È nel giocare e solo mentre gioca che l’individuo, bambino o adulto, è in grado di essere creativo e di usare l’intera personalità” (Winnicott, 1971).
Il gioco non è evasione, ma un campo di esperienza in cui si sviluppano empatia, regolazione emotiva, flessibilità e capacità di stare in relazione. Insomma, giocare è una cosa seria!
In contesti educativi e scolastici, recuperare il gioco significa anche rompere con l’ipercontrollo, con la logica del rendimento, con la paura dell’errore. Significa favorire l’apprendimento sperimentale, attivare processi partecipativi, accendere l’immaginazione.
L’antropologo Gregory Bateson, nella sua Teoria del gioco e della fantasia (Bateson, 1972) descrive il gioco come un metalinguaggio capace di generare significati, distinguere piani di realtà e creare contesti relazionali. Il gioco non è solo un contenuto quindi, ma una forma di conoscenza.
Quando giochiamo, impariamo non solo “cose”, ma a muoverci tra cornici di senso, sviluppando consapevolezza metacomunicativa: una tra le competenze fondamentali per chi lavora nella relazione educativa.
Giocare, diventa quindi anche per l'adulto un modo per mantenere vivo il contatto con la propria fantasia, spontaneità, capacità di trasformazione, nonché un modo per continuare a sperimentare limiti e possibilità legati a sé e alla relazione con gli altri in un contesto protetto.
Educare con il gioco significa accettare l’incertezza, accogliere l’altro, aprirsi alla possibilità.
Il gioco non è una distrazione, ma un atto di cura!
Bibliografia essenziale
Brown, S. (2009). Play: How it Shapes the Brain, Opens the Imagination, and Invigorates the Soul. Avery.
Winnicott, D. W. (1971). Playing and Reality. Routledge.
Bateson, G. (1972). Steps to an Ecology of Mind. Chandler Publishing (Capitolo: “Una teoria del gioco e della fantasia”).
